Carlo Setzu

“La Fratellanza è una vita da viverci, un fatto, non una teoria, è attivo, non passivo, servizio, non egoismo. Abbraccia il debole come il forte, l’ignorante come il saggio, il peccatore come il santo. Esiste oggi come in avvenire. È tutti com’è altrui. Abbraccia tutto ciò che è al di sopra, al disotto, all’interno e al di fuori, nella vita e al di là. È internazionale, non soltanto nazionale, universale, non soltanto locale, spirituale, non soltanto fisica. Esige la conoscenza, non la superstizione, il sapere, non l’ignoranza, la saggezza, non l’innocenza. Si applica alla giovinetta, come all’uomo, a insegna, come chi tace. È gioia, non sofferenza, giustizia, non ingiustizia, sveglia non addormentata. Significa tolleranza non neutralità, unità non uguaglianza, amicizia, non idolatria. È amore per tutti, perché esso è fratellanza, è un’ideale, facciamone una realtà. Amici, in qualsiasi parte del mondo, ricordatevi che chiunque incontrate, in qualsiasi luogo egli sia, e non importa in quale momento, voi dovete pensare: Egli è mio Fratello”. Peter Freemann.
La fratellanza deve trasformarsi in un’abitudine, in un automatismo che si manifesta in ogni più piccolo pensiero e atto della nostra vita, dobbiamo sforzarci di disporre la nostra attitudine come se potessimo sempre soddisfare ai doveri di fratellanza. L’esercizio della fratellanza impone obblighi di collaborazione, ma noi non dobbiamo accettare la collaborazione altrui, perché essa c’è utile, ma perché serve a uno scopo comune che concorre ad accelerare l’evoluzione di tutti.
L’Unità totale è irraggiungibile, ma noi dobbiamo sentirla in noi e pre-sentirla come la realtà che deve essere raggiunta, perciò, pur continuando a sentirci parti, troviamo le nostre posizioni reciproche, e orientare il senso della nostra azione in modo che ciascuno si senta, non parte separata, e a se stante ma parte necessaria di un’unica opera, cioè sentirsi divisi come elementi ma uniti nello scopo, e perciò disporci in modo che questo sia più facilmente raggiunto, dobbiamo quindi sentirci come strumenti in un’orchestra, o come pietre in un’armonica costruzione; se ammettiamo l’unità di tutte le cose, è ammessa per tutti gli uomini, così come vorremo che gli altri la ammettessero verso di noi.
La Fratellanza è, nella piccola pratica d’ogni istante, un’attitudine di vita, per cui ci si sente parti legate a una funzione armonica, in cui tutto è concatenato e nulla è casuale. La coesione spirituale degli uomini è il mezzo e il fine della nostra evoluzione, perciò non ci stia a cuore la soddisfazione personale dell’opera compiuta, bensì solo un ideale di lavoro. La direzione di queste forze e azioni devono tendere inflessibilmente verso tutti, ma contro ogni più piccolo manifestarsi in noi d’egoismo e di separatività, così la nostra paziente umiltà evolverà l’umanità intera.
L’intolleranza è il più formidabile nemico della Fratellanza, Le classi pensatrici di solito devono la loro intolleranza al confondere le loro opinioni identificandole con la verità – il lato alquanto ridicolo della cosa è quindi che ogni opinione deferente è supposta rappresentare la Verità – non soltanto un aspetto, ma “la” Verità. Un’altra ragione è che, quando acquistiamo conoscenza e cerchiamo di comunicarla ad altri, inconsciamente noi esprimiamo e cerchiamo la nostra opinione intorno ad essa. La mente o la volontà mentale, per cominciare, riflette la verità secondo la sua costituzione particolare. Così, anche se fossimo capaci di restringere al minimo la sua interferenza, pure la Verità è manifestata secondo il raggio cui apparteniamo. Se siamo uomini di scienza, la Verità sarà esposta scientificamente, se filosofi, filosoficamente, se artisti, artisticamente, se onesti pensatori apertamente, se artigiani ristrettamente, e via dicendo: Inoltre esageriamo col dare importanza a particolari secondo la nostra costituzione nella presente incarnazione, quindi ciò che temiamo diventa, per noi, vizio, e ciò cui aspiriamo, virtù. Così la nostra opinione personale, è proposta ad altri come Verità, e se per esempio scriviamo di Teosofia, noi chiamiamo il nostro libro o articolo “Teosofia”, dimenticando che esso è la nostra opinione sul soggetto. Ora, sapendo che nessuno è capace d’enunciare la Verità, non è piuttosto infantile non andar d’accordo con le semplici opinioni o, in altri termini, intorno al modo in cui la Verità è data da chi ha la missione d’aiutarci a raggiungere la conoscenza? Crediamo d’opporci alla Verità, quando invece siamo contro soltanto a opinioni, e nessun savio sosterrà mai un’opinione come Verità, ma come l’ape cerca miele nel fiore, il saggio trova la verità nascosta in ogni opinione. Amare solo quelli con le cui opinioni siano in simpatia, è semplice egoismo, non dobbiamo porre l’opinione davanti alla Fratellanza, ossia il cervello davanti al Cuore!
Una società spirituale non è un gruppo che discute, e di una società del genere si potrebbe ricavarne una lezione, non ci dovrebbero essere né simpatie né antipatie, ma l’ascolto amichevole di ogni argomento, si dovrebbe ascoltare con amicizia tutte le opinioni, pur adottando il punto di vista da noi preferito. Ogni opinione è non soltanto rispettata ma aspettata. La chiave della Fratellanza è un preciso equilibrio del fisico, astrale e mentale, altrimenti si finisce nel fanatismo.
La Fratellanza è ciò che “rilega” gli uomini insieme, trascende le comuni diversità esteriori e solidarietà umana, quale caso particolare della vasta unità cosmica, Questo e talmente semplice da essere molto difficili da definire. Ciò che milita contro la fratellanza è la paura di morire, l’intellettualità per l’intellettualità, la vanità, il settarismo, le antipatie personali, l’ignoranza, in sintesi l’egoismo. Il nostro dovere immediato è di rifiutarci di cooperare con tali forze, sia pure per indolenza morale, ma di tagliar loro i viveri. Chi non ha paura di morire possono fare grandi cose per l’umanità, perché non si preoccupano di abbandonare, separarsi, perdere qualcosa. Eppure non muore forse in tal senso l’uomo di stato che si ritira a vita privata, una volta esaurito il suo compito? L’artista, che abbandona al mondo per suo ultimo figlio spirituale il suo penultimo, non si sente morire un po’ per questo? Lo scienziato che ripudia un’ipotesi già abbracciata con estro perché ne intuisce più feconda un’altra? Solo nel sacrificare la “vita” per i fratelli sta la fratellanza, non una volta tanto, ma pienamente e sempre, poiché tale è la portata del detto: ”Chi perde la sua vita per gli altri la troverà in vita eterna”.
La vanità e la schiava dell’intellettualità, alcuni non avversano gli altri, ma addirittura li ignorano, intenti come sono ad auto incensarsi continuamente, e quando non affliggono gli altri con la loro esibizione, sono soli con i loro pensieri e con i loro auto elogi. In quanto all’intellettualità bisogna servirsene invece di servirla. Il settarismo, invece, di cui l’intolleranza è l’anima, ha portato le più feroci persecuzioni politiche e religiose, condotto in buona fede da persone che credevano con tutta l’anima di giovare alla causa umana, e alle volte persino a quella di chi sterminava. Le nostre antipatie personali di cui gli altri sono oggetto, ma di cui non siamo sempre ricambiati, come una troppo diffusa manìa di persecuzione ci aveva fatto credere, deve spingerci a vincere in noi l’antipatia degli altri ricambiandola con l’amore, che allarga progressivamente l’abbraccio della sua simpatia.
L’ignoranza non spiega che ogniqualvolta noi pensiamo il male, rinforziamo per sintonia il magnetismo di tutte le cattive tendenze umane, poiché i pensieri sono esseri viventi che fra loro interagiscono, poiché si trasmettono sempre consciamente o inconsciamente da uomo a uomo – la telepatia è la più normale banalità di tutti i giorni, in tutti i luoghi, perciò siamo tremendamente responsabili delle nostre forme-pensiero. Nulla della natura appartiene a qualcuno, ma tutto è stato dato in prestito per l’uso, e non è giusto monopolizzarla, quale sentimento d’egoismo.
Rivolgiamo un pensiero a quei Pionieri cui tutte le ere hanno riconfermato il titolo di Fratelli Maggiori, Guide dell’umanità, Maestri di Sapienza e di compassione con la quale dobbiamo identificarci, per conseguenza è necessario unire la vita privata con quella pubblica, la politica con la devozione, l’arte con la scienza, il pensiero con l’azione, tale è il compito che adesso c’incombe, poiché noi dobbiamo gettare i ponti, su cui passerà l’avvenire.
H.P.B. afferma che: “La Filosofia c’insegna che lo scopo nostro nel compiere il nostro dovere verso tutti, e verso di noi per ultimo, non è il raggiungimento della felicità nostra personale, ma quella degli altri… Il dovere è ciò che è dovuto all’umanità, ai nostri simili, ai nostri vicini, e specialmente quello che dobbiamo a tutti quelli che sono più poveri e più deboli di noi. E’ questo un debito che, se non soddisfatto durante questa vita, ci lascia spiritualmente ancora debitori e moralmente falliti nella nostra reincarnazione seguente”.
A. Besant dichiara che. “Unicamente con atti giornalieri di rinuncia delle piccole cose, soltanto imparando a vivere e ad amare l’Unità, nel pensiero, nella parola e nell’azione, e non solo parlandone, ma mettendola in atto in ogni occasione, mettendo gli altri primi e noi ultimi, vedendo sempre i bisogni altrui e sforzandoci di soddisfarli, imparando a essere indifferenti alla pretesa della nostra natura inferiore e rifiutando di darle ascolto”. “Io non conosco altra strada all’infuori di questo sforzo umile, paziente, perseverante, ora per ora, giorno per giorno, anno per anno, finché alla fine si giunge sulla vetta del monte”.
Crishnamurti, anche lui ci ammonisce dicendoci: “Potete leggere tutta la letteratura del mondo, meditare, prostrarvi a ogni altare, offrirvi fiori, ma se non sarete capaci di trattare gli altri con affetto, di accoglierli nel vostro cuore, tutta la vostra meditazione, tutti i vostri sacrifici, tutta la vostra cultura, non serviranno a nulla”.
Il teosofo, severo e inflessibile con se stesso, dovrebbe essere per tutti i conoscenti, l’amico più simpatico e il più benevolo dei protettori, questo è uno dei requisiti da acquisire, ciò accadrà se forniamo sempre prova di simpatia e di bontà verso tutti, senza nessuna eccezione. Egli sarà, nella sua casa come nelle sue relazioni, la persona in cui tutti trovano rifugio nelle ore di tristezza, d’ansietà e di errori, sicuri di trovare appoggio e simpatia. Anche, il più volgare, antipatico e più stupido degli uomini deve sentire nel teosofo un amico. Chi aspira a qualsiasi aspirazione a una vita più pura, a un nascente desiderio di abnegazione e servizio e a vivere più nobilmente, devono trovare in lui l’incoraggiamento a seguire tali nascenti impulsi, fortificandoli, affinché possano crescere, vivificati e stimolati dalla sua natura amorevole, poiché siamo obbligati a porci d’accordo con la natura inferiore del nostro fratello per mezzo della nostra stessa natura inferiore, l’unico modo per aiutarlo, consiste nel procurare di vedere cose proprie come il fratello nostro le vede, con le sue limitazioni, i suoi pregiudizi e il suo difettoso modo di vedere, e considerarle dal suo stesso punto di vista, fino a che la natura inferiore le percepisca e sia impressionata da essa, aiutandolo alla sua maniera e non alla nostra, perché solo così gli presteremo veramente auto.

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