IL DISCEPOLATO NELLA NUOVA ERA
Quindicesima lezione

Vorrei anche segnalare con la massima chiarezza, l’assoluta necessità dell’umiltà e della sua pratica costante, non un complesso di inferiorità, ma quel senso delle giuste proporzioni che conferisce giudizio equilibrato verso se stesso, le proprie responsabilità, il lavoro e la vita. Però alcuni temono l’orgoglio e la vanità e sottovalutano le proprie capacità e quindi sono insinceri verso la realtà e minimizzano il potere dell’anima. La vera umiltà si basa sul vero, sulla visione e sull’urgenza del tempo.

Una vita è un breve istante nel grande ciclo dell’anima.

La mobilitazione dei discepoli comporta di concentrare le energie, il tempo e le risorse del discepolo a pro dell’umanità, richiede di rinnovare la dedizione al servizio e consacrare la vita di pensiero e quell’oblio di se che esclude umori, sentimenti, desideri, risentimenti, lamentele personali e ogni meschinità nei rapporti con il prossimo. Sul piano fisico significa condizionare tutta l’esistenza attiva esteriore, si che la totalità della vita sia un SERVIZIO solo e concentrato.

Tutti i raggi sono sottoraggi del secondo, quindi studieremo le modalità di quest’ultimo. Le apparenti differenze stanno nell’applicazione dei processi secondo il tipo di raggio e nell’attenzione rivolta a centri diversi.
L’effetto esercitato dalla Gerarchia sul discepolo dà i risultati inevitabili a causa di due fattori:
  1. L’impressione Gerarchica non gli è imposta finché egli non sia idoneo a rispondervi per autodisciplina.
  2. La responsività del gruppo che si manifesta in tue direzioni:
  • A percepire le necessità del genere umano, che conduce conseguentemente a consacrare la vita al servizio.
  • Ricevere l’impressione dell’anima, ciò conduce alla sensibilità spirituale.

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