RAJA YOGA
INSEGNAMENTI
Parte cento ventiseiesima

E’ la vecchia generazione che alimenta nel bambino un senso precoce e del tutto inutile di colpa, di peccato e di errore. Tanto si insiste su piccole cose da nulla che in effetti non sono un male, ma infastidiscono i genitori ed il maestro, che il vero sbaglio (cioè una mancanza nei giusti rapporti di gruppo) passa inosservato e non viene riconosciuto per ciò che è. La ripetizione costante delle parole “no” e “cattivo”, soprattutto perché i genitori non lo comprendono e non lo tengono occupato, non hanno vera importanza. Se si tratteranno questi aspetti della sua vita in modo equo, le vere malvagità, le infrazioni ai diritti altrui, le intrusioni del desiderio personale sulle esigenze e condizioni del gruppo e il danno ed il male inflitto ad altri per vantaggio proprio, non mancheranno di mostrarsi nella loro giusta prospettiva e a tempo debito. La voce della coscienza (il sussurro dell’anima) non sarà allora sepolta e il bimbo non crescerà antisociale. Lo diviene soltanto se non è stato compreso e quindi non può capire a sua volta o quando le circostanze gli chiedono troppo.
Cura assai maggiore occorrerà dedicare alla scelta ed alla preparazione degli insegnanti del futuro. Il loro livello mentale e la conoscenza del campo particolare della loro materia saranno considerati importanti, ma ancor più lo sarà la libertà dal pregiudizio e la capacità di vedere tutti gli uomini membri di una sola grande famiglia. L’insegnante del futuro dovrà essere psicologo più esperto di quello odierno. Oltre che impartire un sapere accademico, dovrà rendersi conto che il suo compito principale è quello di evocare dalla sua classe di studenti un vero senso di responsabilità; qualsiasi materia insegni egli riferirà ogni cosa alla scienza dei giusti rapporti umani e ordinerà in modo migliore che in passato la vera Prospettiva dell’organizzazione sociale. Gli educatori devono badare a tre cose durante l’attuale periodo di transizione:

1. Riorientare la conoscenza, l’aspetto coscienza o la consapevolezza del fanciullo in modo tale che egli riconosca fin dall’infanzia che tutto ciò che gli si insegna o gli è stato insegnato mira al bene altrui più che al suo. Lo si educherà pertanto ad essere decisamente propenso a guardare avanti. Le nozioni del passato umano gli saranno impartite insistendo sulla crescita della coscienza razziale (umana) più che sui fatti delle conquiste materiali o aggressive, come ora avviene. Poiché nella sua mente il passato si connette al presente, la sua facoltà di correlare, unificare e saldare nei diversi aspetti della sua vita e su piani diversi, ne sarà sviluppata.
2. Insegnargli che la vita che sente pulsare nelle sue vene è solo una piccola frazione della vita totale che palpita in tutte le forme, i regni, i pianeti, i sistemi solari. Imparerà che la condivide con tutto ciò che esiste e quindi dovunque è presente una vera “fratellanza di sangue”. Per conseguenza, fin dall’inizio della vita, gli si può insegnare il concetto di relazione, e il bimbo lo comprenderà meglio dell’adulto educato secondo i metodi e gli atteggiamenti della vecchia era. Quando queste due realizzazioni – responsabilità e rapporto – gli siano inculcate già nell’infanzia, il terzo obiettivo della nuova educazione sarà più facile da raggiungere.

  1. L’unificazione nella coscienza fra l’impulso vitale e l’anelito a conoscere, finirà per condurre a un’attività predisposta. Questa costituirà il servizio che attuerà tre aperture nel bimbo cui si insegni a praticarlo: a) Agirà in senso direttivo fin dai primissimi anni, avviandolo infine ad una vocazione e quindi assecondandone la scelta nella professione. b) Trarrà da lui quanto vi è di meglio e ne farà un centro magnetico radiante nel luogo stesso ove si trova. Ciò gli farà attrarre a se coloro cui può dare aiuto o dai quali può essere aiutato, coloro che può servire e coloro da cui potrà essere servito. c) Lo renderà decisamente creativo, capace di tessere da sé quel filo di energia che aggiunto ai fili della vita e della coscienza, farà della testa, del cuore e della gola una sola unità funzionante. Il primo gruppo di cui il bambino di norma diviene consapevole è la famiglia quale unità nella comunità. In questo particolare rapporto di gruppo, lungo i millenni (sia in senso simbolico che reale) si sono preservati e sviluppati i fattori seguenti che sottostanno alla struttura stessa dell’esistenza e sono prospettati al genere umano come ideali definitivi: I. Il riconoscimento dello stato gerarchico, che in ultima analisi è il rapporto tra il minore ed il maggiore, il debole e il forte, l’inesperto e il provetto. Ciò favorisce il senso di protezione e manifestazione di una forma dall’aspetto amore nell’universo. 2. Il riconoscimento della responsabilità, ereditato, applicato o assunto. È il rapporto tra il vecchio e il giovane, il saggio e l’ignorante. Ciò consente di offrire opportunità allo sviluppo della conoscenza.
    1. Il riconoscimento della capacità di perdonare, che è o dovrebbe essere l’espressione del rapporto fra unità e unità entro un complesso maggiore o fra gruppo e gruppo in un insieme ancora più vasto. Il perdono é essenzialmente il mutuo dare in senso psichico ed è una delle manifestazioni rudimentali del sacrificio di sé che a sua volta esprime un aspetto della volontà divina. Essendo perciò connesso alla Vita monadica o della volontà, é finora del tutto incompreso e male interpretato. È in realtà il senso della sintesi o dell’identificazione o del motto “uno per tutti e tutti per uno”. Il perdono non è una forma di misericordia o condono magnanimo, né un gesto di superiorità che ripulisce la lavagna. E’ il respiro della vita stessa – il dare di tutto a tutti e per tutti.
  2. Il riconoscimento dell’influsso reciproco dei gruppi, entro i più ampi rapporti mondiali con equità, armonia e ritmo. È il senso dei giusti rapporti sviluppato con coscienza e armonia.

AGNI YOGA
INSEGNAMENTI
Parte cento ventiseiesima

Esiste una respirazione ignea, poiché il corpo igneo è vivo. Raramente è possibile cogliere sprazzi della respirazione ignea nel corpo fisico, ma un corpo purificato può in certe occasioni percepire quei sospiri, sia nella corona del capo, o nel cuore o in altri centri: si può percepire, per così dire, una specie di espansione di questi centri. Ciò può produrre capogiri o nausea, poiché il mondo fisico mal si adatta a questo fenomeno del Mondo del Fuoco. La respirazione ignea può essere all’origine dell’espansione del cuore. Sovente il cuore si espande, ma perde il ritmo e non riesce più a contrarsi in modo normale. La respirazione ignea è di grande importanza nella levitazione: essa trascina il corpo fuori dalle condizioni fisiche. Torniamo con ciò al pensiero come prodotto del fuoco. Voi stessi sapete che durante la levitazione il corpo perde peso. Ricorderete anche di non aver mai pensato a levitare durante quel processo, che fu solo lo sforzo di tutto l’essere verso la Gerarchia. Lo Yoga ammonisce di continuo: “Pensate solo all’Altissimo, per quanto possibile alla vostra coscienza. Immaginate l’Altissimo nell’Aspetto migliore. Immaginate l’Altissimo nella Luce ineffabile. Tendete la vostra coscienza come a qualcosa di perfettamente tangibile. Esprimete il meglio di voi stessi. Raccogliete tutti i tesori del Bene, poiché la Voce del Silenzio ha detto: ‘Nel Bene si sale!’”. Vedete, ancora una volta, quanto siano chiari gli antichi consigli, da applicare alla vita. Bisogna esortare continuamente gli scienziati a rileggere con attenzione l’antico Insegnamento.

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