RAJA YOGA
INSEGNAMENTI
Parte cento ventunesima

… Coloro che appartengono al raggio dell’insegnamento impareranno ad insegnare facendolo. Non vi è altro metodo più sicuro, purché sia accompagnato da un amore profondo, personale e nello stesso tempo impersonale, per coloro che devono essere istruiti. Sopra ogni altra cosa, vorrei ingiungervi di inculcare lo spirito di gruppo, poiché questa è la prima espressione del vero amore.
Due sole cose voglio far notare: prima di tutto, insegnando ad allievi fino a quattordici anni di età, bisogna tener presente che sono focalizzati nelle emozioni. Hanno bisogno di “sentire”, e giustamente, la bellezza, la forza e la saggezza. Non ci si può aspettare che siano capaci di raziocinare prima di quella età, anche se dimostrano di avere i requisiti necessari per farlo. Dopo i quattordici anni e durante l’adolescenza si dovrà trarre da loro una risposta mentale alla verità sulla quale fare assegnamento nella discussione dei vari problemi. Uno sforzo dovrà essere compiuto per evocarla, anche se non si manifestasse. In secondo luogo, si dovrà tentare di stabilire con una certa approssimazione il posto dell’allievo nella scala evolutiva, studiandone l’ambiente, le doti del fisico, la natura dell’apparato di risposta, con le sue reazioni multiformi e gli interessi di maggior rilievo. Questa indagine porrà in atto un rapporto soggettivo con l’allievo, più potente nei suoi risultati che non lo siano mesi e mesi di strenuo sforzo per trasmettere un’idea con la parola.
Meta di ogni sforzo educativo è aumentare la consapevolezza dell’anima, aumentare il flusso della coscienza, sviluppare una continuità di consapevolezza interiore ed inoltre evocare sul piano fisico gli attributi e gli aspetti dell’anima, per mezzo del suo triplice meccanismo. Questi aspetti sono:
I. Volontà o proposito. Una delle cure maggiori di ogni vero educatore dovrà essere quella di dirigere in modo corretto la volontà. La volontà di bene, la volontà di bellezza e la volontà di servire dovranno essere coltivate.
2. Amore – saggezza. L’educatore ha il compito di sviluppare l’autocoscienza fintanto che l’uomo riconosca che la propria coscienza fa parte di un insieme maggiore. Si unifica allora con gli interessi, le attività e gli obiettivi del gruppo che alla fine divengono i suoi e diviene cosciente del gruppo. Questo è amore che conduce alla saggezza, che è amore in attività manifesta. L’interesse di sé diviene l’interesse di gruppo. Questo è lo scopo principale di ogni vero sforzo per educare. Amore di sé (autocoscienza), amore per chi ci circonda (coscienza di gruppo) ed infine amore per il tutto (coscienza divina).
3. Intelligenza attiva. Procedimento creativo che, nei suoi stadi successivi, può essere così descritto:
a) L’anima crea il corpo fisico, sua apparenza fenomenica, sua forma esteriore.
b) L’anima, nel tempo e nello spazio, crea secondo i suoi desideri. Nasce così il mondo secondario delle cose fenomeniche e la nostra civiltà moderna è il risultato dell’attività creativa della natura del desiderio dell’anima, limitata dalla forma.
c) L’anima crea con l’azione diretta della mente inferiore, provocando l’apparire di quel mondo di simboli che riempiono le nostre vite di interesse, di concetti, di idee, di bellezza, tramite la parola scritta o pronunciata e le arti creative. Questi sono i risultati del pensiero e dei pensatori della razza.
4.Armonia raggiunta tramite conflitto. È latente in tutte le forme ed è quell’innato impulso o malcontento che costringe l’uomo a 1ottare, progredire ed evolvere per giungere alfine ad unificarsi con l’anima.
L’educatore deve quindi esaminare questa insoddisfazione ed interpretarla a coloro cui si insegna, in modo che possano capire se stessi e lavorare con intelligenza.
5. Conoscenza concreta. L’uomo la compie mediante l’azione della mente inferiore concreta. Prima cosa da farsi è educare il fanciullo a discriminare correttamente, a scegliere e a decidere con proposito.
Gli si deve far comprendere più profondamente lo scopo che soggiace all’essere e lo si deve condurre nel dominio della creatività, i che significa, in ultima analisi, all’uso corretto della “materia mentale” (chitta). Così, e così soltanto, lo si potrà liberare dal dominio della sua natura inferiore.
6. Idealismo e devozione. La devozione nasce quale frutto dell’insoddisfazione, congiunta all’uso della facoltà di scelta. Secondo la profondità del proprio scontento e secondo la propria capacità di vedere con chiarezza, l’uomo passa da una fase di soddisfazione temporanea a un’altra, dimostrando ogni volta la sua devozione ad un desiderio, a una personalità, a un ideale, a una visione per giungere infine ad unificarsi con quell’ideale che è il più alto possibile per lui.
7. Ordine. E’ l’imposizione di un ritmo stabile, cui si perviene con lo sviluppo dell’innata capacità di agire secondo un proposito e un rituale diretti. Gli educatori dovranno operare con questo principio di attributi innato e su questo istinto ad un ritmo ordinato, facendolo più creativamente costruttivo e in tal modo aprendo, per suo tramite, un campo allo sviluppo dei poteri dell’anima.

AGNI YOGA
Insegnamenti
Parte cento ventunesima

Bisogna rivolgere tutta la coscienza al futuro. È raro saper trovare il coraggio di riconoscere che è indesiderabile tornare al passato. Un’audace aspirazione al futuro indica che lo spirito è pronto per le cognizioni del fuoco. Solo così illuminata, la coscienza continuerà la sua opera creativa mentale anche nel Mondo Sottile; e solo un tale irreprensibile impulso creativo e un tale anelito ai lunghi voli consentono l’approccio al Fuoco. Tutto il terrore sprigionato dalle legioni delle tenebre non basta a soffocare un intenso fervore per il futuro. Se gli oscuri si avvicinano, la Luce non perde il suo potere direttivo. E sono necessarie azioni benefiche a soccorso di chi è prossimo. Non considerate questi buoni consigli come precetti morali avulsi dalla vita: in realtà essi sorreggono e guidano sulle vie più brevi.

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